Don Abbondio

Da dove nasce "Don Abbondio"...

Troppe volte ho assistito a spettacoli ripetitivi, sempre sulle stesse lunghezze d'onda, con storie sempre uguali e con sempre gli stessi tipi di personaggi, dai protagonisti ai comprimari alle comparse. Persino artisti di livello, professionisti, nel vero senso del termine, sempre più spesso portano in scena opere a rischio quasi zero, per evitare che pubblico e critici possano in qualche modo bastonarli e schierarsi in maniera critica. Ma cos'è uno spettacolo che non produce consensi e dissensi? Altre volte invece mi è capitato di assistere ad opere diverse, con cui autori, registi e interpreti si mettono in gioco, così nasce ciò che chiamiamo la sperimentazione, soprattutto quella interessante, che mette insieme la tradizione e l'innovazione; dove l'idea di un linguaggio nuovo si lega a quella di uno collaudato e fortificato nella sua tradizionalità. Ecco che cominciamo a divertirci, perchè esponiamo tanto noi quanto il pubblico a qualcosa di diverso dalla solita commedia dove insiste un mattatore, una spalla e tanti petali che girano attorno, per garantire una risata garantita e scontata, laddove per esprimere un concetto si va ad investire in ore ed ore di spettacolo, che allontanano poco a poco la gente dal teatro o che la fanno affezionare a quel tipo di lavoro, che col tempo viene a crollare. Se tutto fosse così non esisterebbe nemmeno la penicillina. Ecco perchè nasce il mio "Don Abbondio", un testo divertente, brillante, che vuole essere alternativo alla commedia stessa utilizzando il romanzo, nella sua parte più vera, più umana, in cui si scontrano la domanda di giustizia con l'offerta di viltà, così il personaggio del curato manzoniano diventa sempre più attuale e viene a vivere in sicilia, per l'esattezza a Ganzirri, in una Sicilia del '600 sempre più simile a quella di oggi, dove lo strapotere dei prepotenti, che non sono soltanto politici, impera e mette sossopra il mondo della povera gente, quella che tutte le mattine si alza, si lava il viso e parte per sbarcare il lunario. Abbiamo pensato che bisognava fare qualcosa di nuovo, tra teatro di narrazione e prosa insieme, che potesse farci divertire e fare divertire la gente, perchè è il momento di riflettere con una risata.